La documentazione bancaria: concetti e termini indispensabili per una corretta lettura

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La materia è talmente tecnica che la Giurisprudenza di legittimità,  a distanza di quasi un ventennio, continua ad intervenire esprimendo principi “chiarificatori” che non sempre vengono recepiti.

Dunque, è fondamentale sapersi rivolgere a professionisti di massima competenza che siano in grado di formulare un quesito articolato e specialistico da sottoporre al CTU dalle cui determinazioni dipende la sorte del contenzioso.

La maggiore difficoltà di comprensione, anche tra gli operatori del settore, è costituita dal tasso di interesse nelle sue molteplici forme e nelle implicazioni con il periodo temporale di riferimento e con il regime finanziario adottato per l’effettuazione dei calcoli.

Con riferimento ai tassi di interesse, le più importanti caratteristiche da considerare sono:

  • la tipologia: tassi d’interesse effettivi oppure tassi d’interesse nominali;
  • la loro eventuale equivalenza;
  • il regime finanziario adottato per i calcoli (capitalizzazione composta oppure semplice).

Un tasso d’interesse periodale effettivo (TPE) è un tasso nel quale il periodo di riferimento (anno, semestre, quadrimestre, trimestre, bimestre, mese, …) coincide con il periodo di applicazione del tasso stesso.

Si parla, quindi, di:

  • TAE – Tasso annuo effettivo
  • TSE – Tasso semestrale effettivo
  • TQE – Tasso quadrimestrale effettivo
  • TTE – Tasso trimestrale effettivo
  • TBE – Tasso bimestrale effettivo
  • TME – Tasso mensile effettivo

Esistono anche tassi effettivi con periodi di riferimento (ed applicazione) di minore ampiezza (settimanali, giornalieri, etc..) o di maggiore ampiezza (biennali, triennali, quinquennali), rispetto a quelli sopra elencati.

Un tasso d’interesse periodale nominale (TPN) è un tasso nel quale il periodo di applicazione non coincide necessariamente con il periodo di riferimento, ma ne costituisce una frazione, corrispondente al periodo di riferimento diviso per un numero (m), denominato convertibilità:

  • TANm – Tasso annuo nominale con convertibilità m volte nell’anno
  • TSNm – Tasso semestrale nominale con convertibilità m volte nel semestre
  • TQNm – Tasso quadrimestrale nominale con convertibilità m volte nel quadrimestre
  • TTNm – Tasso trimestrale nominale con convertibilità m volte nel trimestre
  • TBNm – Tasso bimestrale nominale con convertibilità m volte nel bimestre
  • TMNm – Tasso mensile nominale con convertibilità m volte nel mese

Facendo riferimento al caso più ricorrente, riguardante il tasso annuo nominale TANm, i diversi frazionamenti sono indicati nel modo seguente:

  • TAN₁ – Tasso annuo nominale con convertibilità annuale = coincide con TAE
  • TAN ₂ – Tasso annuo nominale con convertibilità semestrale
  • TAN₃ – Tasso annuo nominale con convertibilità quadrimestrale
  • TAN₄ – Tasso annuo nominale con convertibilità trimestrale
  • TAN ₆ – Tasso annuo nominale con convertibilità bimestrale
  • TAN₁₂ – Tasso annuo nominale con convertibilità mensile

Dato un tasso annuo nominale TANm, con convertibilità (m), il tasso periodale effettivo TPE, relativo al 1/m di anno, si ottiene rapportando il tasso nominale alla sua convertibilità

Ad esempio

Dato il tasso annuo nominale, con convertibilità mensile: TAN ₁₂  pari al 6,00%, il tasso mensile effettivo TME risulta pari allo 0,50%.

La relazione TANTAE  mostra l’uguaglianza esistente tra il tasso annuo nominale, con convertibilità annuale (m=1), e il tasso annuo effettivo.

Nel caso di adozione del regime finanziario della capitalizzazione semplice, tale relazione di uguaglianza vale per qualsiasi convertibilità (m): TAN m =TAE; tale proprietà deriva dal fatto che in tale regime finanziario, poiché gli interessi precedentemente maturati non producono ulteriori interessi, tra i tassi effettivi vige una proporzionalità, basata sull’ampiezza dei diversi periodi di riferimento, senza dover tener conto dell’ampiezza dei periodi applicazione: TAE = 2⋅TSE = 3 ⋅TQE = 4⋅TTE = 6⋅TBE = 12⋅TME

Diversa la situazione nel caso di adozione del regime finanziario della capitalizzazione composta, nel quale le relazioni tra il TAE e i diversi tassi periodali effettivi TPE, con diverso periodo di riferimento (pari ad 1/m di anno), non sono caratterizzate da proporzionalità, ma da relazioni di tipo esponenziale.

Un tasso nominale con convertibilità mensile (Tan12) e un tasso annuo effettivo, pur essendo di entità diversa in termini percentuali (ad esempio: Tan12= 6,00% e TAE= 6,16%), possano essere equivalenti in quanto corrispondenti allo stesso tasso mensile effettivo pari allo 0,50%.

I diversi tassi annui nominali, con diversa convertibilità m1 e m2, risultano tra loro equivalenti, se sono equivalenti allo stesso TAE.

 

Cenni sui regimi finanziari di capitalizzazione

In matematica finanziaria un Capitale C non ha alcun significato se ad esso non si associa un’epoca precisa di riferimento.

Il riferimento temporale del capitale C rappresenta, infatti, parte integrante della sua misura nel senso che un quanto è un “non sense” se non si riferisce ad un quando.

I valori di C all’epoca zero e il valore di M (=C+I) ad un’epoca successiva sono “equivalenti”: la loro differenza è dovuta all’intervallo di tempo intercorrente e al tasso di interesse applicato.

Il totale degli interessi pagati I rappresenta il compenso che il debitore paga al creditore per l’uso fatto del capitale C per l’intervallo di tempo considerato.

Il piano di ammortamento di un mutuo a rata costante rappresenta un prospetto mediante il quale si evidenzia il programma di rimborso graduale del prestito.

Esso si compone di una serie di elementi: K numero delle rate, Rk rata k-esima, Iquota interessi k-esima, Cquota capitale k-esima, Ddebito residuo K-esimo.

Ciascuna rata è costituita da una quota di debito rimborsata e da una quota interessi calcolata sul debito residuo precedente.

La prima risulta crescente nel tempo, mentre la quota interessi risulta decrescente, nel senso che nel periodo k+1-esimo la quota interessi risulta inferiore alla quota interessi relativa al periodo precedente K-esimo della stessa misura in cui aumenta la quota capitale nel passaggio dal periodo k-esimo al periodo k+1-esimo.

La misura di qualsiasi quota interessi Iammonta ad una misura diversa in base al regime di capitalizzazione che la genera.

Sull’onere implicito

È un errore logico la duplicazione dell’onere implicito

La presenza e la quantificazione dell’onere implicito presuppone l’esistenza di un diverso algoritmo di calcolo degli interessi contenuti nella rata che genera, nel calcolo degli interessi in regime semplice, un costo per interessi inferiore a quello prodotto dal calcolo degli interessi in regime composto.

Si tratta del piano di ammortamento redatto in base al regime della capitalizzazione semplice in ossequio all’art. 821, terzo comma, cod. civ.

Non si comprende la ragione per cui, dopo avere riprodotto il piano di ammortamento in regime di capitalizzazione semplice che permette di quantificare l’onere implicito, il mutuatario dovrebbe continuare a pagare la rata risultante dal regime di capitalizzazione composta quando questo regime viene ritenuto illegittimo.

E’ per questo che è necessario riprodurre lo stesso piano di ammortamento, ma in regime di capitalizzazione semplice.

La rata che dovrà continuare a pagare il mutuatario dovrebbe essere quella più bassa derivante dal regime della capitalizzazione semplice e, dunque, senza la duplicazione dell’onere implicito.

Le rate più alte, pagate precedentemente, nella misura del differenziale fra i regimi, dovranno andare a decurtazione del debito residuo.

Si tratta di una confusione logica che riteniamo abbia influenzato una parte della giurisprudenza le cui decisioni non appaiono corrette.

Sottoponici il tuo caso per una valutazione preliminare

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