Alcune precisazioni terminologiche di rilevanza giuridica:
“Internet Service Provider”: aziende che operano nella rete fornendo servizi internet, abilitandoci all’accesso alla rete;
“Caching Provider”: trasmettere, su una rete di comunicazione, informazioni fornite da un destinatario del servizio mediante la memorizzazione automatica, intermedia e temporanea di tali informazioni effettuata al solo scopo di rendere più efficace il successivo inoltro ad altri destinatari a loro richiesta;
“Hosting Provider”: fornitore di servizi che consente di inserire contenuti di varia tipologia presso i propri server, che possono essere così accessibili dalla rete internet ai suoi utenti:
- “Hosting Provider passivo” svolge un ruolo meramente tecnico, automatico e passivo, non essendo a conoscenza né controllando le informazioni trasmesse o memorizzate,
- “Hosting provider attivo”, svolge una “condotta di azione”, caratterizzata da “indici di interferenza” quali “attività di filtro, selezione, indicizzazione, organizzazione, catalogazione, aggregazione, valutazione, uso, modifica, estrazione o promozione dei contenuti” che delineano, dunque, una figura che opera mediante una gestione imprenditoriale del servizio, che può comportare anche “una tecnica di valutazione comportamentale degli utenti per aumentare la fidelizzazione.
La principale differenza tra Hosting attivo e passivo
L’host attivo è responsabile per i contenuti, al pari del soggetto che ha provveduto al loro caricamento;
l’host passivo è chiamato a doversi difendere solamente se era al corrente del carattere illecito dei contenuti, oppure se, pur richiesto di rimuoverli, non lo ha fatto. (Esempio classico è il gestore di un blog o di un gruppo di discussione sui social).
La scheda Google My Business è uno strumento gratuito messo a disposizione da Google per tutti coloro che hanno un’attività.
Le schede Locali automatiche, sono schede generate automaticamente da Google, il quale recupera informazioni dal web; si tratta di schede visibili tra i risultati di ricerca, che mostrano delle informazioni aziendali non verificate; per la cui raccolta Google opera come caching provider e non si ravvisa alcuna responsabilità nella raccolta di tali informazioni, che anzi rendono l’impresa più agilmente reperibile e conoscibile.
Nè ha rilevanza ha la circostanza che il titolare non abbia autorizzato Google a fornire detto servizio, trattandosi di raccolta di dati già immessi nel web dallo stesso titolare o da terzi, la cui diffusione risponde ad un interesse prevalente di informazione della clientela.
Le recensioni dei terzi sono dati, neutri, reperibili da chiunque, assimilabili da una estrinsecazione della libertà di espressione e di informazione; la compressione del servizio può giustificarsi solo quando tali dati abbiano natura illecita, e dunque idonea a recare un pregiudizio a diritti inviolabili del soggetto a cui si riferiscono.
Le recensioni costituiscono legittima espressione di un diritto di critica rivolto ad un’attività commerciale che, aprendosi al mercato, accetta implicitamente il rischio che la clientela non sia soddisfatta dei servizi e che su di essa esprima, quindi, giudizi poco lusinghieri.
Limiti del diritto di critica:
- verità del fatto storico
- continenza espressiva.
A queste condizioni, Google non può essere tenuta a rimuovere le recensioni negative; invece, qualora la recensione travalichi questi limiti, dietro richiesta dell’interessato Google potrebbe essere tenuta alla rimozione del commento.